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Hai bisogno di un rebranding?

Forse la tua azienda ha bisogno di un rebranding. I motivi possono essere i più diversi. Forse negli ultimi anni è stato notato un progressivo calare delle vendite. O forse un fatto particolare ha compromesso la reputazione dell’azienda. O magari un competitor più forte si è imposto sul mercato, rubando sempre più clienti, così da richiedere una contromossa. O ancora, forse il proprio brand si dimostra ormai inefficace, soprattutto dati i cambiamenti degli ultimi anni – la globalizzazione, la digitalizzazione, gli effetti della pandemia, e via dicendo. Altre volte un processo di rebranding si presenta obbligatorio per un’acquisizione, per una fusione o per un riassetto societario. Insomma, potresti effettivamente avere bisogno di un rebranding. Ma di che cosa si tratta?

Cosa è un rebranding?

Cosa è un rebranding? Con questo termine si indica la rivisitazione di un marchio, che può essere più o meno radicale. Di esempi se ne potrebbero citare tantissimi, poiché praticamente tutti i grandi brand hanno affrontato almeno un processo di rebranding. Talvolta può essere un processo piuttosto superficiale, che si concentra in modo prevalente sul piano estetico e comunicativo. In questi casi a cambiare sono il logo, il modo di comunicare, il lettering, la gestione dei social e così via. Altre volte si tratta di un cambiamento più profondo, che oltre a essere esplicito a livello della comunicazione si concretizza anche a livello di prodotto e di posizionamento.

Esempi famosi di rebranding

Vuoi affrontare un processo di rebranding? Prima di studiare la strategia ideale potresti guardare a chi ha già affrontato con successo questo passaggio, spesso in momenti che potevano sembrare disperati. Pensa per esempio a Nike, colpita da uno scandalo dovuto allo sfruttamento del lavoro minorile, con prodotti realizzati infatti da bambini in alcune delle aree più povere del pianeta: in quel caso è stato ripensato l’intero processo produttivo. Uno scandalo del tutto simile ha portato un rebranding anche in casa Zara, dove si è puntato tutto su un nuovo corso basato sulla sostenibilità. Altre volte il rebranding è visto come un passaggio per svecchiare il brand, come fatto per esempio da Amazon, che si è concentrata in quell’occasione sulla sola veste grafica, rivisitata in direzione minimal. Non si può poi dimenticare il rebranding di Apple negli anni Novanta, quello guidato dal “richiamato”  Steve Jobs, che con una nuova filosofia, un nuovo logo e un nuovo slogan cambiò le sorti del marchio.

Il rebranding e il restyling

Come visto, parte integrante del processo di rebranding è il restyling. Insegne commerciali, biglietti da visita, striscioni, manifesti pubblicitari, siti web: la nuova immagine deve essere studiata – a livello di forme, di linee, di colori e di lettering – per dare risalto al cambiamento. Talvolta il restyling può essere totale, altre volte – nella maggior parte dei casi – può essere più leggero, andando a svecchiare logo e immagini usate in precedenza.

L’importante è riuscire a distinguersi dalla massa senza tradire né il focus né il nuovo corso del brand. Buon lavoro!